FUORI REPERTORIO


Il ritorno del Barone di Münchhausen

Una produzione Fondazione Aida

di Lorenzo Bassotto e Andrea de Manincor da "le avventure del Barone di Münchhausen" di Raspe e di Bürger
con Lorenzo Bassotto e Andrea Caltran
scene di Lorenzo Bassotto realizzate con Daniele Adami
costumi di Elga Lercher

Le avventure del Barone di Münchhausen sono di quelle che rimangono nell'immaginario infantile, quando si ha la fortuna di leggerle o di farsele leggere fin da bambini.
I viaggi sulla luna, l’incontro con la Sfinge, la caccia alle belve inusitate o dalle inusitate consuetudini, lo scontro con intere guarnigioni di eserciti volando su palle di cannone, rappresenta straordinarie occasioni di produzione fantastica, di immedesimazione di un eroe senza macchia e senza paura che affronta ogni paradossale situazione con forza e una calma invincibili.
Si riprendono in mano queste avventure in un’età di ragione e sentimenti più consolidati, dopo che molta acqua è passata sotto i ponti, dopo che nella vita si sono fatte scelte importanti, dopo che si sono accumulate altre letture e le fantasie si sono leopardianamente assopite.
E tra le pieghe di quella carta ingiallita, lasciata lì dall’infanzia e ora ripercorsa, si scopre che le ‘avventure’ del nostro Barone rappresentano anche lo zibaldone fantastico e disordinato di un secolo, il XVIII, in cui l’uomo mise piede e mano per uscirne diverso da quello che era prima, trasformato, ‘rivoluzionato’, con un recipiente colmo di conquiste, ma anche inesorabili incognite: così se da un lato il Barone di Münchhausen è frutto di una fantasmagoria illimitata, dall’altro le sue avventure rimandano alla realtà di un’epoca di attività incessante caratterizzata dal trionfo della ragione in cui si collocano i primi pioneristici viaggi extracontinentali e nuove straordinarie scoperte scientifiche.

Lo spettacolo

Abbiamo immaginato un Barone spoglio di ogni sovrastruttura, di ogni rilettura, vivente nella pura essenza che fu quando eravamo noi fanciulli, quando per la prima volta lo incontrammo.
In quale luogo oggi potrebbe riproporsi nuovamente vivo e fantastico, dove la sua finzione potrebbe diventare realtà? In un luogo magico, un teatro abbandonato, dove due barboni, due poveri diavoli che stanno ai margini della società, si rifugiano in una gelida notte invernale. Per coprirsi dal freddo pungente i due indossano delle giacche di scena, delle vecchie gualdrappe che prendono vita iniziando ad animarsi e ad animare il loro vecchio cuore indurito da un’esistenza difficile.
Vengono così evocate imprese fantastiche, lotte con vecchi tendaggi che si trasformano in belve inusitate: il Barone rivive per una notte affrontando battaglie con quinte e fondali di scena, trasformando carrucole in veicoli per volare sulla luna, sotto gli occhi sbalorditi e affascinati di un giovane apprendista barbone, anch’egli risciacquato nel ruolo di apprendista stregone, di involontario Sancho Pancha che assiste e ammira lo scatenarsi di una furia teatrale irresistibile.
Insomma, la magia di un Barone condottiero dei sogni torna a vivere proprio nel luogo dove i sogni ogni sera si infrangono e riecheggiano sull’assito, uno dei pochissimi luoghi dove la fantasia, dai tempi lontani del secolo che trasformò il mondo, può tornare ogni sera a rinnovare e imbellettare la propria antica faccia.

Lorenzo Bassotto


www.fondazioneaida.it

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