FUORI REPERTORIO
La pace
Una produzione Fondazione Aida
di Lorenzo Bassotto e Andrea de Manincor • liberamente ispirato a "La pace" di Aristofane
con Lorenzo Bassotto e Roberto Maria Macchi
luci diAlberto Costantini
scene di Lorenzo Bassotto realizzate da Daniele Adami
tecnico audio e luci Matteo Pozzobon
regia di Lorenzo Bassotto
Lo spettacolo “La pace” deve l’ispirazione all’ omonimo testo di Aristofane – drammaturgo greco del 5° secolo a.C. – che costituisce un antichissimo ed originale manifesto per una pacificazione del conflitto tra ateniesi e spartani.
I due protagonisti (che per caso si chiamano Achille ed Ettore) dunque giocano ‘alla Pace’. Si sono prefissati un’ardita missione: recuperare nello spazio e nel tempo di guerre che hanno macchiato il nostro passato e lacerano il nostro presente – aspetto, questo del tempo, evocato dalle notizie di una radio magica sempre accesa – recuperare, si diceva, gli ingredienti di un mitico cocktail, il cocktail Pace per l’appunto, così denominato in quanto frutto dell’abilità di un amico barman espertissimo e sofisticato, di nome Antonio Pace. Ma Pace è la presenza-assenza a partire dalla quale i nostri eroi si mettono in caccia di ingredienti dai nomi esotici, bellissimi: Speranza, Ricordo, Estratto di Solidarietà e Fratellanza, Amicizia fra i Popoli …
Che sia un gioco è chiaro fin dall’inizio: è una sorta di complice patto che pubblico ed attori stipulano all’inizio, dati tutti i segni che, in scena, conducono verso quella direzione, ludica e scherzosa. Tuttavia è proprio attraverso la dimensione del gioco che i due cercano e recuperano alcuni degli elementi utili a ‘fare la Pace’.
Perché la Pace si fa, proprio come si fa il teatro, il cinema, o il pane: è un concetto legato alla prassi, all’agire pratico e morale dell’uomo.
Ma proprio perché si fa, come il pane, il cinema o il teatro, è anche tanto semplice e ciò che ne complica i termini è solo l’assurda e paradossale ambiguità, contorsione della ratio, della nostra mente e la vittoria spesso di quest’ultima sulle più genuine ragioni del cuore.
E così sulla scena volutamente sono usati materiali di recupero, perché per giocare al teatro basta poco: sbattiuova, macinini, vecchie radio, carcassa di frigorifero, tendaggi per docce, bottiglie, bicchieri … Oggetti da comporre o che compongono una scena , oggetti che rimandano al nostro quotidiano, nel quale è tragicamente più usuale e visibile, nel senso mediatico e giornalistico del termine,
l’effetto della guerra che della pace.
In questo senso, lo spettacolo è un omaggio a due maestri che dell’ “ecologia della scena”, per così dire, hanno fatto una geniale peculiarità e un vanto riconosciuto internazionalmente: Jerôme Deschamps e Macha Makeïeff e i loro Deschiens, cui appunto il nostro lavoro è dedicato.
Infine, cosa rimane di Aristofane?
L’intuizione illuminante del viaggio alla ricerca di Pace, là affrontato dal ricco e pacifico contadino Trigeo che giunge all’obiettivo a bordo di uno scarabeo alimentato con escrementi; qui, a bordo di mezzi diversi, da due bambini cresciuti, che credono al fascino della fantasia e del gioco e ai quali, alla fine, resta la voglia di non accontentarsi e di cercare, cosa che, dopotutto, è la più importante: se non altro, quando si cerca, c’è un po’ di Pace e non si fa la guerra.
Lorenzo Bassotto e Andrea de Manincor
www.fondazioneaida.it