Il piccoletto

L'ARENA • 28/01/2012

Piccolo per non vedere l'orrore
ATTO TERZO. Appassionante allestimento di Lorenzo Bassotto per la Giornata della memoria. Ispirato al «Tamburo di latta» di Grass, un reading evocativo ben sottolineato dalla musica

In occasione della Giornata della memoria, è andata in scena al Teatro Filippini per «Atto Terzo», la nuova produzione di Fondazione Aida Il piccoletto, rilettura scenica liberamente ispirata all'opera del Premio Nobel Günter Grass Il Tamburo di latta. Primo di un doppio appuntamento dedicato ai tempi e luoghi dell'olocausto, la storia metaforica di Oskar Matzerath è stata narrata da Lorenzo Bassotto con l'accompagnamento musicale e sonoro di Olmo Chittò e il supporto di scenografie basate su luci, ombre e colori ideate da Gino Copelli e seguite tecnicamente da Alice Colla. Il secondo incontro, La vergogna del mondo della compagnia Scena nuda, è stato ieri sera.
Fedele alla trama e allo stile del romanzo, scritto nel 1959 per sollecitare la Germania del dopoguerra a prendere atto degli orrori commessi, Lorenzo Bassotto (che ha curato anche la regia e la drammaturgia) ha saputo estrapolare, in un'ora di spettacolo, i punti cardine del capolavoro. Oskar dal suo letto di manicomio (sul palco, su una sedia a rotelle) ha tralasciato così le vicende della nonna e delle sue quattro gonne e il periodo accademico, per partire dalla nascita e dalla promessa di ricevere per il terzo compleanno un tamburino di latta e terminare con la morte/omicidio del padre Alfred. E la decisione finale di smettere finalmente di credersi bambino.
Ma la mancata crescita di Oskar Matzerath è solo apparente. Le fughe adolescenziali per seguire maestri circensi della fissità infantile e il gusto nell'incrinare le certezze degli adulti trasformando marce in walzer e infrangendo vetri con le sue urla a infrasuoni, non sono sufficienti a cancellare la realtà che lo circonda. E in scena il piccoletto da ogni tamburino ne estrae uno un poco più piccolo, simbolizzando una lenta e non ancora accettata crescita interiore.
Un racconto appassionante ed evocativo, incentrato sul testo e sulla maestria dell'attore e del musicista nel rendere le atmosfere. Risulta opinabile solo la scelta di mantenere lo stile del reading anche per le parti narrate in prima persona. 
Dunya Carcasole  

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