Il Corsaro nero

 L'ARENA • 15/07/2011

Il corsaro Salgari nella tempesta
CORTILE MERCATO VECCHIO. Fondazione Aida ha aperto la sezione prosa dell'Estate teatrale. L'atto unico di Bassotto riesce a restituire la poetica dell'avventura dello scrittore

Il vento ha soffiato forte a Cortile Mercato Vecchio in apertura della rassegna di prosa dell'Estate Teatrale Veronese che ha visto al timone la Fondazione Aida- Teatro stabile di innovazione di Verona nello spettacolo Il corsaro nero- Il sogno di Salgari. 
Il racconto teatrale che ha trasformato la piazzetta in un oceano spazzato dalla tempesta e in mezzo al quale non si è persa d'animo la piccola imbarcazione protagonista dell'atto unico, diretto con disinvoltura dal regista Lorenzo Bassotto e affidato all'interpretazione degli attori – pescatori Roberto Macchi e Marco Zoppello, bravi non solo neo ruolo di attori ma di domatori di flutti. È stato affidato a loro il compito di incarnare due figure ricorrenti nelle storie di Salgari, quelle di marinai, impegnati a cercare, tra un uragano e l'altro, un epilogo all'ultimo racconto dello scrittore veronese, rimasto incompiuto: Il corsaro nero. 
Peccato però che ci fosse poco pubblico alla prima di questa bella occasione teatrale di ripasso salgariano, nel centenario della scomparsa dell'autore (morto suicida), che si è dimostrata adatta sia ai bambini che agli adulti per la capacità del cast di esprimersi con incanto fanciullesco e allo stesso tempo di sollecitare la riflessione con spunti psicologici maturi sulla figura di un Salgari anche malinconico, che emerge tra le righe nella sua doppia valenza di sognatore e uomo normale conscio di essere stato «lupo di mare» sulla carta e non nella vita reale. 
Il corsaro nero che i due navigatori cercano per anni e anni solcando tutti i mar possibili per trovare la cassa del tesoro (alla quale infine arrivano), altri non è che lo stesso Salgari: Salgari è il tesoro, il patrimonio umano da difendere e da scoprire, a significare quanto sia prezioso la mole letteraria che il papà di Sandokan ci ha regalato. 
 Michela Pezzani 

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