Il ritorno del Barone di Münchhausen

LA NUOVA COSENZA • 14/03/2005

Ottimo il ritorno del Barone di Munchhausen all’Acquario

14/03 Ancora un ottimo spettacolo per la Rassegna Famiglie a Teatro, in scena nell’ultimo weekend, all'Acquario. “Il ritorno del Barone di Munchhausen” di Andrea De Manicor con Lorenzo Bassotto e Andrea Caltran, ha entusiasmato la platea dei giovani e dei meno giovani. Due puri di cuore, Bebo e Raniero (Caltran e Bassotto), due barboni puri, che han scelto la pudicizia dell’accattonaggio come deriva etica all’impudicizia che premia solo l’avere della contemporaneità, si trovano nel luogo puro (anche questo) del sogno, dell’immaginazione della fantasia: un teatro. Un vecchio teatro in disarmo dove trovano riparo. Si addormentano i due avvolti in giacche di scena, calandra rossa e corpino nero ornato d’oro. E magia del teatro si trasformano, sognano, s’incarnano, diventano attori, sono: il barone Monhausenn e il suo fido servo Gustavo. Bassotto e Caltran innescano il dualismo tipico del rapporto servo-padrone mambassando nella tradizione della Commedia dell’Arte ( citazione pure per Totò in Miseria e Nobiltà). Fra frizzi e lazzi, giochi di parole e scambio di persona fanno rivivere Monhausenn. E nella messinscena rimbombano rintocchi che forse son colpi di cannone o i colpi implacabili della gru dalla palla di ferro che vibra i suoi colpi per abbattere il Teatro. Le nuove avventure partono da Cosenza -che diventa Coscienza Confidenza Con o Senza, nei giochi di parole di Bassotto- con Gustavo-Bebo che parte per Vienna e poi Oslo e ritorna tutto in un’ora per portare un bicchiere di Tocai al suo padrone. E poi si ritorna dal Sultano –e qui il povero Bassotto-Monhausenn, che recita a piedi nudi, si prende una scheggia nella pianta del piede che lo torturerà per tutto il tempo - di Turchia. E ancora sulla Luna dove i Lunari viaggiano su avvoltoi con tre teste, han occhi che cambiano continuamente di colore e una mano con un solo dito e hanno testa mobile con la quale ci possono giocare a palla. Poi Monhausenn va nel centro dell’Etna dove incontra Vulcano, presidente dei Ciclopi, e la sua bella moglie Venere. Poi va nel centro della terra ed esce dall’altro emisfero nell’Oceano Pacifico, reso magnificamente dal moto di buste di plastica tinte in azzurre da faretti e dal sipario del fondale. Lì vanno a finire nel ventre della balena . E lì i due ci indicano che nel ventre della Balena siamo noi del pubblico. Il teatro-pancia della balena della fantasticheria, dove si conserva la memoria di ogni messinscena, dove c’è l’uscita dall’incubo del Nonluogo. E parafrasando il detto ebraico ci dico: “Chi slava un teatro salva tutti i teatri del mondo”. L’avventura è finita: Monhausenn, come un fantasma ringrazia i due, la missione è compiuta anche stasera c’è stata una messinscena, la memoria è salva. Pippo Gatto

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