Hansel e Gretel
L'ARENA • 13/07/2012
La semplicità di Hansel e Gretel incanta i bambini
CORTE MERCATO VECCHIO. Fondazione Aida. Senza oggetti, solo le brave attrici e i disegni di Beni Montresor
«Less is more» dicevano i protagonisti dell'arte concettuale. Meno è molto, meno è meglio per stimolare la fantasia dei bambini che in Corte Mercato Vecchio hanno assistito ad Hansel e Gretel proposto da Fondazione Aida. Quanto il teatro è per ragazzi, sono innanzitutto loro la misura della riuscita dell'allestimento. Sperimentazioni e scelte hanno vincoli e riscontri nell'attenzione che i piccoli spettatori riescono a mantenere.
Fondazione Aida rischia, osa su un palcoscenico senza oggetti, senza scenografie, e con molte distrazioni di contorno prodotte dal rumoroso Mercato Vecchio. E i bambini rispondo a meraviglia, incollati con lo sguardo al palco per un'ora. La regia raffinata di Lorenzo Bassotto toglie quei simboli che aumentano la forza dei dialoghi, toglie possibili protesi animate o cartoonistiche alla celebre fiaba e s'affida unicamente alle immagini di Beni Montresor proiettate su una tenda a frange che divide il vasto palcoscenico. Dalle illustrazioni elaborate da Marco Ferrara entrano ed escono Irene Fioravanti e Monica Ceccardi, affiatata coppia costruita su compensazioni reciproche (soprattutto fisiche) e sincronia ritmica di gesti. Pause e testi inizialmente un po' faticosi per il giovane pubblico cedono poi alla magia dello spettacolo che chiede attenzione al dettaglio assemblato con eleganza e coerenza di stile. Dettano legge le illustrazioni del compianto scenografo veronese, sobrietà del segno, atmosfere dalle sottili vibrazioni soffuse, uso sapiente del colore per creare profondità con superfici cromatiche omogenee. La storia dei due bambini abbandonati nel bosco non può che esser «dentro» il sogno costruito dalle immagini. Ceccardi e Fioravanti, pierrot lunari nei costumi di Mariateresa Colombo danzano tra malinconia e fiabesco, ora assecondando la musica perfetta (Tin Hat Trio) con sottili esercizi di stile, ora cercando il gesto semplice ed esenziale per dire smarrimento, paura e fantasia. Come a ribadire che il teatro ragazzi è cosa seria, è poesia e per stupire e meravigliare non servono esagerazioni di pupazzi e recitazioni da baraccone circense. Simone Azzoni