Un Milion. Marco Polo
L'Arena • 27 settembre 2016
"In scena la magia di Marco Polo"
Ci avevano detto che sarebbe stato più efficace se avessimo Il Milion di Bam Bam Teatro di sera, nella replica delle 21. Però la versione andata in scena nel pomeriggio aveva due pregi anche senza la magia delle luci curate da Claudio Modugno: concentrarci sulla drammaturgia e lasciare che la piazza desse il contorno giusto alle note da commedia dell'arte che sempre hanno i lavori firmati da Bassotto-Macchi. Ci riferiamo alle frange sui giochi di parola, le maschere (non quelle meravigliose create da Roberto Maria Macchi) ma quelle che accentuano i personaggi e che ben figuravano nelle piazze attraversate dalle compagnie di giro. Spesso un divertimento per adulti che una captatio benevolentiae per i più piccini.
E poi la luce diurna asseconda quel “mostrare” l'artificio, quel giocare a carte scoperte, quell'essere, appunto “a vista” come la musica dei giovanissimi Terra Mater.
Poi la drammaturgia che ha cercato un buon equilibrio tra i fatti reali e quelli diaristici raccontati nel Milione. Il viaggio di due migranti s'intreccia con quello di Marco Polo e la sua famiglia, direzioni diverse, ma stessa vocazione del viaggio ad essere percorso di crescita e iniziazione al sogno, oltre che alla vita adulta. Come dire, senza viaggio non si sogna, e viceversa. Senza luci, e senza le maschere, l'effetto verità aumenta e anche i proverbiali oggetti usati da Bassotto fanno posto a più pragmatici moduli di legno che diventano di volta in volta la muraglia cinese, i resti di Damasco, una Venezia rotabile e la reggia del Kublai. Uso più asciutto, con qualche concessione al poetico quando i veli di nylon diventano onde del mare sui gommoni dei rifugiati. Ma lo spettacolo è “per bambini” e quindi ci viene giustamente detto che il viaggio è viaggio, per Vasco De Gama come per Darwin, Amstrong o Marco Polo. Se realtà e finzione s'intrecciano lungo il tragitto del gioco dell'oca, che è a spirale e non un segmento con destinazione e partenza, anche le città reali si scambiano la parte con quelle invisibili. D'altronde, come per Calvino, anche qui si tratta di scegliere quale strada seguire. Città da sognare, i miraggi che motivano i viaggi diventano le città bombardate da lasciare e la muraglia cinese una frontiera nella ex Jugoslavia. C'è poi la meraviglia alla fine del tutto, e sono quei milioni di palazzi, ponti, piazze e mercati che Marco Polo si porta addosso più del suo stesso libro. Simone Azzoni