La guerra dei bottoni


L'Arena • 13 ottobre 2014

Guerra dei bottoni gioco di immagini in sella alla fantasia

Bassotto e Macchi sono bravi nell'interpretazione di più ruoli.

Il debutto de La guerra dei bottoni era già avvenuto al Tocatì che ha co-prodotto questo lavoro del neonato Bam Bam Teatro. La rappresentazione al Camploy, riservata agli insegnanti, era l'occasione per promuovere l'attività dell'associazione, presentarsi alle scuole, proporre corsi e spettacoli.
Nella giungla dei teatranti improvvisati che giocano al ribasso nelle proposte di laboratori da presentare ai collegi docenti, plaudiamo e auspichiamo fortune a chi nel teatro è da molti anni e ha coltivato in particolar modo nel teatro ragazzi esperienze pluridecennali in Italia e all'estero. Ben venga la qualità che c'è e si vede anche ne La guerra dei bottoni. Lorenzo Bassotto e Roberto Macchi in scena per 80 minuti sono coppia affiatata di lunga data. Il ritmo di comico e spalla nella cornice tematica della commedia dell'arte (loro evidente riferimento) qui s'inverte volentieri in un piacevole gioco di ruoli e personaggi perché il romanzo di Louis Pergaud ne ha parecchi e i due soli attori hanno un bel da fare a produrre immaginazione impersonando non solo i giovani protagonisti di epiche battaglie ma anche gli adulti che ormai hanno attraversato la paura di crescere.
Di paura si tratta e di guerra, temi cari al regista che già li declinò nei Ragazzi della via Pal e in Guerra. Come cari e ricorrenti sono gli oggetti trasformati per la scena in segni che rimandano ad altro. Metafore semplici, confezionate per il pubblico dei bambini ma efficaci per quell'eleganza e quello stile di cui dicevamo prima. Bastano pochi rametti per fare un bosco, una sedia per un confessionale, un telo per un'aula scolastica. Il tutto coordinato dentro quella leggera poesia che non rimbomba di eccessi ma si costruisce su piccole, semplici cose. Ci è piaciuta questa levità che accompagna modi e gesti mai farseschi.
Ci sta la macchietta perché il target richiede la reiterazione e il gioco sulla mimica ma abbiamo apprezzato, rispetto ad altri lavori, la limatura sulle eccessive onomatopee e sui gergali, o dialettali. La musica dal vivo di Olmo Chittò, vero virtuoso dei suoni, è una colonna sonora emotiva.
Simone Azzoni

L'Arena • 18 settembre 2014

«La guerra dei bottoni» anticipa la Grande guerra combattuta dai grandi

Ci sembra particolarmente azzeccato con lo spirito del Tocatì lo spettacolo che proprio in questo festival fa il suo debutto: La guerra dei bottoni, primo lavoro prodotto insieme da Bam!Bam! Teatro e dal Festival dei giochi di strada. L'appuntamento è per domani e sabato alle 21 e domenica alle 17,30 nel chiostro del Conservatorio. Di guerra si tratta (nel centenario del primo conflitto mondiale) e di giochi. Sulla scia di un precedente lavoro diretto dallo stesso Lorenzo Bassotto, I ragazzi della via Pal, anche ne La guerra dei bottoni, i conflitti degli adulti, almeno nei loro archetipi, trovano una malinconica e semiseria metafora nell'approccio ludico che i bambini hanno con la realtà e le sue regole. Il testo di Louis Pergaud sul «gioco della guerra» da cui lo spettacolo trae spunto e ispirazione, anticipa profeticamente la Prima guerra mondiale ma traduce quegli eventi in una storia gioiosa: un gioco puro che profeticamente esorcizza la paura per ciò che di li a poco avrebbe sconvolto l'Europa.
Le armi e i proiettili dei bambini sono però calci, pugni, sassi e spade di legno. Le trincee e gli eserciti sono quelli di Longeverne e Velrans che ogni anno, puntualmente si scontrano ferocemente. Come sa chi ha letto il grande classico, l'umiliazione per i perdenti è lo strappo dei bottoni, con conseguenti rimproveri da parte dei genitori. La strategia è quella di farseli ricucire da zelanti crocerossine o presentarsi nudi agli scontri. Giochi, per passare il tempo tra una lezione e l'altra. Per ricordare i tempi passati con un po' di nostalgia. Un riso gioioso per allontanare i demoni del diventare adulti e combattere una guerra vera. E un gioco che può essere serio se l'impegno e la verità dei partecipanti producono emozioni vere che si confondono nel gioco tra finzione e realtà.
In scena, il regista Lorenzo Bassotto, e Roberto Macchi. Difficile con solo due attori raccontare di spazi e luoghi che coinvolgono più protagonisti. Ma, spiega il regista, «per tutte le cose, la facilità non è mai stato un obbiettivo per chi fa teatro. Mettere in scena in due attori questa storia è una sfida importante». Così, Bassotto e Macchi saranno narratori che racconteranno e vivranno la vicenda alternandosi di ruolo in ruolo e creando uno stile narrativo particolare. La scena sarà molto semplice ed evocativa creando i luoghi del romanzo con poche strutture ed oggetti.
Le musiche sono di Olmo Chittò, i costumi di Antonia Munaretti e le luci di Claudio Modugno dell'associazione culturale Bam!Bam!, neonata compagnia, che fra i principali obiettivi ha la produzione di spettacoli teatrali per ragazzi i cui titoli non sono assimilabili alle logiche commerciali.
Simone Azzoni

Eolo - Rivista On-line di Teatro Ragazzi  8 agosto 2022

IL PREMIO CITTÀ DEI BAMBINI VISTO DA ROSSELLA MARCHI
AL FESTIVAL ''I TEATRI DEL MONDO'' A PORTO SANT'ELPIDIO 

 ... Il primo è “La guerra dei bottoni” di Bam!Bam! Teatro, compagnia veronese che ha ricevuto anche una menzione speciale da parte della giuria del premio. Lo spettacolo, tratto dal capolavoro di letteratura per ragazzi di Louis Pergaud, che vede in scena i bravi Lorenzo Bassotto, che firma anche la regia, e Roberto Maria Macchi, racconta della battaglia che s’innesca ogni anno all’inizio della scuola tra i bambini di Longeverne e quelli di Velrans. Una battaglia che vede come bottino bottoni, lacci di scarpe e cinghie di bretelle e cinture. La punizione che verrà dalla famiglia per la perdita di bottoni, lacci e cinghie sarà lo scopo vero delle schermaglie. Sono convincenti i due attori nel narrare gli episodi più significativi degli incontri bellicosi tra i bambini ma anche nel rievocare quasi con nostalgia le caratteristiche dei personaggi che fanno rivivere sul palco, senza mai scadere nello sdolcinato ma mantenendo sempre lo sguardo dell’adulto che ricerca quello del bambino che è stato. La scena è semplice e funzionale perché permette il cambio di ambientazione ma esattamente come potrebbe crearlo un bambino con sedie, corde, teli, scale e panchetti. Essendo la replica pomeridiana all’aperto, in questo spettacolo più che in altri, ci sono mancate le luci che avrebbero maggiormente aiutato la messa in scena che è stata comunque con/av-vincente. Rossella Marchi

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