Commedia!Commedia!
Classiquenews - France - 12 agosto 2016
…nel secondo concerto è stato proposto un percorso originale intorno alla nascita e alla diffusione della Commedia dell'Arte… ...il programma che si componeva di musiche di Vecchi, Willaert, Landi, Holborne, Zanetti, Janequin, Ferrari e alcuni anonimi, è servito da sfondo perfetto per le prestazioni convincenti dell'attore Lorenzo Bassotto, esperto nell'arte dei lazzi, e capace di adattarsi perfettamente al pubblico, all'attualità (con il famoso Lazzo della mosca rivisitato in salsa Brexit) e a situazioni a volte imprevedibili che possono sorgere durante la serata (l'arrivo inaspettato di uno spettatore ritardatario per esempio). Jean-François Lattarico
CLASSIQUENEWS LINK
Early Music Review - England - 11 agosto 2016
... Ho lasciato per ultimo il concerto che del tutto inaspettatamente mi ha dato più piacere. Quello dato dall'Accademia Strumentale Italiana che consisteva in una esplorazione in parole e musica del mondo della Commedia dell'Arte. Le musiche, in una vasta gamma di compositori che si estendeva in ordine alfabetico dall' onnipresente Anonimo fino a Adrian Willaert, erano legate da una brillante performance (in francese) del comico Lorenzo Bassotto che esplorava l'umorismo, il pathos e la volgarità della Commedia dell'Arte con immenso brio. Il gioco strumentale era di alta qualità, con un meraviglioso sottile lavoro di percussioni di Sbibu. E io nomino la vivace soprano Elena Bertuzzi come la mia scoperta del festival. Vanta una tecnica eccezionale, una bella qualità vocale e per di più una vera personalità che sa istintivamente come comunicare ad un pubblico. Se lei riuscisse a cantare questo programma senza l'ausilio delle partiture, diventerà ancora più irresistibile. Brian Robins
EARLY MUSIC REVIEW LINK
Platea Magazine - Espana - 4 agosto 2016
Il pomeriggio ci ha proposto una piacevole sorpresa: un esilarante monologo dell'attore italiano Lorenzo Bassotto con grandi dosi di improvvisazione proprie della Commedia dell'Arte, ispirato alla vita del famoso attore Francesco Andreini - al suo rapporto con Isabella Canali, la partecipazione alla famosa compagnia milanese dei Gelosi e la sua tragedia personale - e costruito sulla sovrapposizione della sua vita, le vicende storiche della Commedia dell'arte e attraversato da un repertorio musicale in dialogo con la storia del genere, in cui i membri dell'Accademia Strumentale Italiana, sotto la direzione di Alberto Rasi alla viola da gamba e la soprano Elena Bertuzzi, eseguono un repertorio contemporaneo alla sua nascita e ascesa. Così, si è potuta ascoltare una selezione di madrigali, danze e pezzi del XVI secolo intervallati da scene che il Bassotto rappresentava con grandi dosi di improvvisazione e momenti di scellerato umorismo. È stata proprio l'interpretazione drammatica del superbo attore italiano a legare in un viaggio musicale attraverso diverse atmosfere, lo spettacolo; da "Anchor ch'al parturire" dal ciclo di madrigali "L'Amfiparnaso" di Orazio Vecchi, passando dal personaggio furbo di "Il estoit uno fillette" di Clement Janequin o "Matona Mia Cara" di Orlando di Lasso fino al lirismo malinconico di "Mille Regretz" di Josquin Desprez e alla leggerezza di "o dolce Vita Mia" di Adrian Willaert.
Era stato annunciato nel programma, ma ha sorpreso l'ingresso dei musicisti al seguito di un Bassotto truccato da commediante che discuteva con gli incauti spettatori seduti nei banchi, e quelli catturati in seguito. In un certo senso è stato l'attore a dar l'attacco ai musicisti in un, più preciso che espressivo, Madrigal de Vecchi e nella villanesca "Cingari simo" di Willaert. Dopo un "Fuggi fuggi" di Gasparo Zanetti in cui la Bertuzzi non è andata oltre un'interpretazione corretta, il primo picco è venuto nella "Passacaglia della Vita" di Stefano Landi. Mentre la Bertuzzi cantava con uno splendido controllo del respiro e delle sfumature sulla reiterazione degli immortali versi "bisogna morire", Bassotto dotava la scena di una grottesca forca immaginaria, e non soddisfatto finiva per rappresentare la morte anche con due "volontari" presi dalle prime file. Da allora in poi l'Accademia Strumentale ha mantenuto il discorso più fluente, con un Davide Monti dal suono energico e pulito al violino. Da questo momento in poi, la musica seguiva il ritmo frenetico della scena. Così è stato nei versi "Il estoit uno fillette / qui vouloit scavoir Le Jeu d'amors" cantata con un tocco intenzionalmente nasale da Bassotto e il conosciuto "Matona Mia Cara" di Lasso, che sfruttando l'ambiguità e la giocosità del testo la Bertuzzi cantava a volte in duetto con Bassotto accompagnandosi con gesti inequivocabili e preparando la fine del concerto. Dopo un corretto "Amanti io vi so dire" di Benedetto Ferrari e una versione eccellente di "O dolce vita mia" di Willaert che sembrava più consona alle caratteristiche vocali della Bertuzzi e in cui il soprano italiano ha attirato applausi dopo aver raggiunto un'agilità ammirevole con acuti potenti e raffinati, la "commedia" ci ha portati ad uno spensierato "Damigella Tutta Bella" di Vincenzo Calestani nel momento di maggiore complicità tra la vigorosa soprano e il commediante. Così, la visione satirica della vita in questa commedia - l'unica cosa che ci resta nel nostro tempo senza speranza? - si è conclusa con una festa che ha coinvolto gli stessi musicisti, cantando e ballando "damigella tutta Bella" col soprano Bertuzzi e l'attore Bassotto che li richiamavano pronti alla standing ovation finale. Diego A. Civilotti
PLATEA MAGAZINE LINK
InstArt magazine - Italia - 10 febbraio 2018
Lo spettacolo ripercorre in forma di monologo l’ascesa, la popolarità e il declino della Commedia dell’Arte attraverso la vicenda esistenziale dell’attore rinascimentale Francesco Andreini, un ex soldato che, divenuto attore e ingaggiato dalla Compagnia dei Gelosi assieme alla moglie Isabella Canali, si esibì alla Corte di Enrico IV di Navarra Re di Francia (antesignano della libertà religiosa. Suo è il celebre detto “Parigi val bene una messa”), per poi cessare bruscamente l’attività con la prematura morte di Isabella e dedicarsi esclusivamente all’attività divulgativa. Ebbene, lo spettacolo odierno si propone di esplorare la satira delle maschere più celebri della Commedia dell’Arte (Arlecchino, Pantalone, Balanzone e Colombina) accostandone i caratteri e i linguaggi con l’alternarsi delle forme musicali dell’epoca. A proposito di queste ultime, meritano particolare menzione i brani, scelti ed eseguiti con criteri rigorosamente filologici grazie anche all’impiego di strumenti originali dell’epoca, o copie di essi, che hanno contribuito a ricreare le particolari sonorità in uso all’epoca del tardo Rinascimento. La musica introduce lo spettacolo con il Ballo del Gran Duca e Sciolta, di Anonimo del XVI secolo, e intervalla i monologhi di Bassotto, indiscusso mattatore della serata. Monologhi di grande impegno espressivo, si badi bene, in cui l’attore sa spaziare agevolmente in una gran varietà di registri linguistici ed espressivi, con repentini passaggi dal comico al serio e al malinconico, dallo sberleffo al registro aulico, con un ritmo ed una rapidità che non danno tregua al numeroso, e partecipe, pubblico del Comunale monfalconese. Ritmo rinforzato dalla musica, un florilegio di brani- circa una ventina- estremamente rappresentativi del periodo rinascimentale, anch’essi oscillanti fra il malinconico, come la Passacaglia della vita di Anonimo del XVII secolo o la Pavana Mille Regretz di Josquin des Prés, l’ironico, Matona mia cara di Orlando di Lasso e Vecchie Letrose di Adrian Willaert, il languido, vedi Il estoit une fillette di CLement Janequin o Non posso abandonarte di Peregrinus Cesena Veronensis, e il gioioso, come Damigella tutta bella di Vincenzo Calestani, dando vita ad una serrata interazione fra musica, canto e recitazione che viene molto apprezzata dal pubblico, complice anche la bravura dei musicisti che sanno in certi momenti anche passare dalla musica rinascimentale al jazz, vedi la particolarissima esecuzione della Passacaglia della vita, o eseguire delle diminuzioni tecnicamente impegnative e musicalmente avvincenti, come quelle poste in essere dal flautista Luigi Lupo o dal violinista Davide Monti. Particolarmente apprezzata appare poi l’esibizione della cantante Elena Bertuzzi che si rivela non solo in possesso di grandi mezzi espressivi ma anche di una presenza scenica notevolissima.
Applausi vivissimi salutano la fine di questo splendido spettacolo. L’entusiasmo è tale che l’ensemble concede un bis con “Damigella tutta bella”. Sergio Zolli
INSTART MAGAZINE
L'Arena di Verona - Italia - 15 febbraio 2018
Con uno spumeggiante spettacolo dal titolo «Commedia,Commedia!» l'Accademia Strumentale Italiana, sotto la direzione di Alberto Rasi con la collaborazione di Lorenzo Bassotto nei panni del commediante Francesco Andreini e del soprano Elena Bertuzzi, è approdata al Teatro Ristori all'interno del cartellone degli Amici della Musica con un lavoro divertente e ben congegnato sulla commedia dell'arte e sulle musiche coeve che da metà Cinquecento fino al primo Seicento accompagnavano azioni teatrali e feste di corte inItalia e Francia.Lo spettacolo prende come canovaccio la vita e l'attività di Andreini, soldato e comico pistoiese, animatore della Compagnia dei Gelosi, e della sua storia d'amore con Isabella che ne divenne moglie e che, alla sua morte prematura avvenuta a Lione nel 1604, fu causa dello scioglimento della compagnia stessa. Il gruppo si avvale dell'apporto li sei eccellenti strumentisti: Luigi Lupo, sensibile interprete ai flauti diritti e traversi, Davide Monti, funambolico violinista barocco dalle straordinarie doti di improvvisatore, Sbibu (Francesco Sguazzabia), percussionista poliedrico che spazia con disinvoltura dall'avanguardia jazz al Rinascimento, Beatrice Pornonal liuto e chitarra barocca, strumentista francese dalla grandissima esperienza, Claudia Pasetto e Alberto Rasi, "zoccolo duro" del consort di viole da gamba dell'Accademia Strumentale Italiana. Il resto sembra concatenarsi da solo: i commedianti del Cinquecento interagivano col pubblico e così un Lorenzo Bassotto a ruota libera fa il mattatore, soprattutto nellaprima parte, sbeffeggiando tutti attingendo dall'attualità con gag esilaranti (i musicisti sono gli scarti di Sanremo: Sbibu diventa Baglioni, Monti Padre Cionfoli, Pasetto I Cugini di Campagna); non mancano licenziosità, sempre porte con garbo. Controparte di ugual statura Elena Bertuzzi calca il pal coscenico con presenza da cantante e da attrice e si trova a proprio agio sia in tessiture melodiche che nell'affrontare il virtuosismo vocale seicentesco (Amanti vi so dire!) nel quale è specialista. Lo spettacolo assume toni più cupi nel finale con la morte di Isabella, ma rinasce con un guizzo prima dell'ultimo brano di Calestani, quasi a passare la mano da Francesco Andreini al proprio figlio Giovanni Battista che diverrà a sua volta celebre attore. Successo vivissimo. Chiara Zocca
L'ARENA DI VERONA
Klasika magazine - Croazia - 29 luglio 2023
... Nel suo sforzo di ricostruire l'esecuzione musicale così come veniva utilizzata all'epoca della sua creazione, rafforzato dal desiderio di raggiungere l'atmosfera generale che poteva prevalere durante le esibizioni sia nei castelli nobiliari che negli spazi pubblici cittadini (naturalmente, il più delle volte nelle osterie), e sappiamo che questo avvenne prima dell'avvento delle sale da concerto e dell'introduzione della vendita dei biglietti, l'ensemble Accademia Strumentale Italiana invita l'attore veronese Lorenzo Bassotto, specializzato nella presentazione alla maniera della Commedia dell'Arte, che include l'uso di diverse maschere e trasformazioni in diversi personaggi ed evocazioni di diverse situazioni. Nel ruolo del comico cinquecentesco Francesco Andreini, attore contemporaneo abile in virtuosismi, salti, pantomime e persino cambi d'abito, Lorenzo Bassotto, parlando in italiano con frammenti di testo in inglese e chiedendo persino al pubblico di aiutarlo a tradurre alcune parole in croato, ha dominato la prima parte della serata sul podio allestito di fronte ai musicisti, tanto che sembrava che si parlasse troppo. Soprattutto se non si riusciva a capire di cosa stesse parlando con tanta vivacità. Tuttavia, con la gradita calma dei nervi dell'attore e la maggiore presenza del soprano Elena Bertuzzi, il cui canto è delicato e discreto, il pubblico ha potuto apprezzare sempre di più gli esempi, autenticamente selezionati, di musica d'autore del periodo in cui la monodia vocale si emancipò gradualmente con l'accompagnamento strumentale. L'impressione generale è stata favorita dalle sonorità della strumentazione selezionata, a cui in alcuni titoli è stato aggiunto anche lo strumento a percussione Shibu. Dopo aver ascoltato il programma con cui l'Accademia Strumentale Italiana si è presentata alla 48a OGV, ho desiderato ascoltare questo ensemble, tecnicamente raffinato e musicalmente estremamente gradevole, in una delle edizioni delle Serate Barocche di Varaždin. Si adattano sicuramente allo stile, e un'esibizione in uno spazio diverso, non in una chiesa, sarebbe sicuramente sembrata ancora più rilassata, forse anche più divertente. Commedia, commedia! Zdenka Weber
KLASIKA MAGAZINE - LINK